mercoledì 17 febbraio 2016

Subsonica vs Morricone: chiacchiere sul nulla

Questa settimana nel mondo della musica si è parlato, oltre che del Festival di Sanremo, di una diatriba che ha dell’assurdo, cioè quella tra i Subsonica ed Ennio Morricone. 
Ecco, quando io ho letto questo messaggio ho sorriso e sono andata avanti: il tag “felici coincidenze” dovrebbe far capire che i Subsonica non hanno mai insinuato plagi o similari, ma che, semplicemente, è tutto una coincidenza. 
Invece testate giornalistiche sono riuscite a scrivere che la band torinese accusava Ennio Morricone di aver rubato Tutti i Miei Sbagli. 

E siccome la gente è generalmente ottusa, sono tutti andati contro ai Subsonica e ad ingigantire il casoi nuovi titoli dei giornali dicono che Morricone li ha già querelati per l’accusa di plagio
Messa in questi termini sembra una cosa terrificante, invece è tutto svanito in una bolla di sapone perché Max Casacci, che oltre ad essere un gran chitarrista è pure un gran signore, ha spiegato per filo e per segno il significato di #FeliceCoincidenza e infine perché il Maestro ha smentito una qualsiasi svolta legale e che quindi tutta la bagarre è nata, vissuta e morta sui titoli dei giornali. 
Seguendo questa vicenda abbastanza da vicino (sono una vecchia fan dei Subsonica), non ho potuto far meno di pensare al post sul blog di Mattia di martedì nove febbraio e di toccare con mano quanto il giornalismo, o presunto tale, sia degradato con gli anni. 

La rabbia maggiore, per me, è che questa gente che si definisce giornalista, viene pure pagata per scrivere queste cose che poi risultano essere addirittura false. Anzi, per fare più click agli articoli, avere commenti sempre più sdegnati e densi di insulti, scrivono dei titoli che sono una istigazione alla violenza, ben sapendo che l’80% circa dei lettori si ferma a quello, non legge poi il contenuto. 
Certo è, però, che se si è arrivati a questa deriva è anche colpa degli utenti stessi: aprire una pagina in più del browser e leggere l’articolo dovrebbe poter portar via al massimo dieci minuti, se l’articolo è di quelli corposi. Allora perché non farlo? Va bene, non hai tempo, ma allora perché andare a commentare esclusivamente il titolo che magari non c’entra nulla o quasi con quello che c’è nel corpo vero e proprio? 
La mia unica risposta è che siamo dei boccaloni. Qualsiasi cosa che ci viene detta e che tocca la nostra moralità, diventa improvvisamente oro colato e degno di essere commentato, anche se magari non si legge tutto il resto. Esempio ancora più eclatante mi è successo mentre leggevo un articolo on line del Piccolo (per chi non lo sapesse, il giornale di Trieste): si parlava di cronaca, una ragazza ha perso il figlio che nessuno sapeva avesse e lo ha nascosto nell’armadio. Se ne è anche parlato nei TG nazionali. Alcuni commenti sotto, al di la delle condoglianze e della pietà umana per madre e figlio, mi hanno “divertito” perché una signora condannava tutti, dalla famiglia al medico, e quando un altro utente le ha chiesto se avesse letto l’articolo, lei ha detto “No, ma che c’entra?”. 
Ecco, a questo volevo arrivare: giustamente noi ci indigniamo quando i giornalisti scrivono cazzate, non controllano le fonti, aiutano a fomentare bufale, magari usano pure un italiano osceno (ho sentito dire in diretta nazionale sul TG uno la frase “…centinaia di OSSI umani”), però se poi i lettori non sono neanche lettori, ma si fermano al solo titolo, una domanda me la farei. Quanto di pari passo va il pessimo giornalismo con il fancazzismo del lettore? Se noi che usufruiamo dei mezzi di informazione siamo i primi ad essere così pressappochisti, ci possiamo seriamente lamentare dei giornalisti mediocri? A mio avviso, sì: in fondo i giornalisti vengono pagati per un servizio, quello di informare, e deve essere fatto sempre al meglio. Gli errori ci possono essere, perché siamo comunque esseri umani, però deve essercene uno ogni tanto, con magari le scuse della redazione quando vengono fuori castronerie giganti. Invece sembra che anche ai capi redattori e proprietari delle testate importi più del sensazionalismo di una notizia data per metà, che la serietà di una notizia sviluppata bene, anche se magari non fa tanto ascolto. 

E voi che ne pensate?

2 commenti:

  1. Ma... Io vivo in un altro mondo, poiché di questa diatriba non ne avevo minimamente sentito parlare. Detto questo, per quello che ho letto qui (e ribadisco, solo qui) malgrado le buone intenzioni di Max, diciamo che scritto così, un pò polemico sembrava. Non possiamo attribuire ad n semplice tag una spiegazione del "tono" con il quale il post è stato scritto. Partiamo anche dal presupposto che molti lettori non sanno neanche cosa sia un tag...
    Detto questo sono certa delle buone intenzioni e che alla base ci sia stato un grosso fraintendimento.
    A tal proposito farei una distinzione tra i lettori. La comunicazione scritta, naturalmente si differenzia moltissimo da quella verbale, proprio perché la gestualità, il tono di voce e le espressioni del viso dicono molto di più di quello che immaginiamo. Basta pensare a quante volte ricevete un sms, “whatsappata” (passatemi il termine), o quant’altro e lo fraintendete. E’ successo a tutti almeno una volta. Un amico vi fa una battuta, voi siete un po’ sverzi e credete che ve lo stia dicendo sul serio. Et Voilà! Sicuramente per evitare queste situazioni “imbarazzanti” sono stati introdotti e costantemente aggiornati emoticons e tag, ma le generazioni un po’ più vecchiotte fanno ancora fatica a comprenderle fino in fondo, creando così situazioni ancora più imbarazzanti.
    Poi ci sono quei lettori, che come dici tu Monica, non sono lettori. Figli della pigrizia o del semplice fatto che sono stufi di dedicare tempo a spazzatura sempre più presente e diffusa. Leggono il titolo e se accattivante o polemico lo giudicano. Purtroppo, quest’ultimo caso fa sì che nel marasma della spazzatura si perdano anche buoni articoli, ad alto contenuto.
    Come risolverla? Non si può. L’era di internet ci ha portato molta libertà, soprattutto nei paesi d’occidente dove non esiste la censura. Come sempre la libertà, la si paga a caro prezzo. E questa, nel suo piccolo, è una palese dimostrazione.

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  2. Hai perfettamente ragione. Solo che vorrei sperare in un miglioramento della razza umana e quindi ad un cercare di venirsi incontro e capire. E' ovvio che non vedendosi è più difficile capire certe emozioni e come vengono dette certe frasi, ma proprio per questo uno ci dovrebbe pensare due volte prima di fare il leone da tastiera.

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I commenti son ben accettati, molto meno gli insulti immotivati. Grazie :)