giovedì 28 aprile 2016

L’insostenibile arroganza dell’essere

Quando abbiamo aperto la gelateria, ero ben conscia del fatto che lavorare a contatto col pubblico non sarebbe stato facile. C’è sempre bisogno di essere gentili e disponibili, ordinati e puliti. Sono cose abbastanza basilari e che riesco a seguire senza troppi problemi. 
Accadono però delle cose che riescono seriamente a mandarmi fuori dai gangheri, perché sono buona e cara, ma quando si esagera esplodo anche io.

Lo scorso 25 aprile è entrata in negozio una famiglia abituale, di quelle che vengono più o meno quasi ogni fine settimana: papà, mamma e figlio di cinque, sei anni. Come sempre prendono il gelato solo la mamma e il bambino, piccolo con panna. Quindi ogni volta sono quattro euro: è una spesa che fanno sempre senza nessun problema. Al che il padre si chiede come mai visto che sul listino prezzi c’è scritto che un cono piccolo viene un euro e ottanta. Certo, solo che non si è sforzato di leggere che il supplemento panna viene venti centesimi di più. E da qui è partita la diatriba: secondo il padre era stupido che noi facessimo prezzi separati a seconda della presenza o meno della panna, che nei dintorni nessuno fa quello che facciamo noi, che è una cosa che non ha senso. Secondo lui, far pagare la panna a solo chi vuole è sbagliato, la devono pagare tutti, poi se la vogliono fatti loro. Io sono dell’idea che se non voglio la panna sul gelato, non è neanche giusto che la paghi.
Adesso, tralasciando la questione panna, quello che a me ha dato estremamente fastidio, è stato il tono di supponenza ed arroganza con cui l’uomo si è posto nei nostri confronti. Questo mi fa incazzare a livelli esponenziali.

C’è un detto terribile che cita: Il cliente ha sempre ragione.

NO.

Non è vero, toglietevelo dalla testa: il cliente ha ragione se si pone in maniera altrettanto gentile, se è disponibile, se non fa diventare matti i commessi o proprietari. La maleducazione non è mai una cosa che si può perdonare. Altri esempi pratici?


  • L’anno scorso prima di aprire abbiamo ritinteggiato le pareti. Dopo nemmeno un week end abbiamo trovato delle belle impronte di suole di scarpe sui muri. Ma a casa vostra voi fate murales con le scarpe sporche? Non credo proprio, quindi perché in un negozio ti senti in potere di farlo? 
  • Seguendo la moda dei Minions, ho disegnato sulla lavagnetta uno degli omini gialli e poche ore dopo dei bambini hanno preso a cancellarlo, di fronte ai genitori che non dicevano niente e se ne fregavano del fatto che la loro prole stesse rovinando il lavoro di qualcuno. 
  • Nonostante il bidone fuori dalla porta avesse ben chiara la scritta ORGANICO ho trovato in esso cartacce, bottiglie di vetro e pezzi di plastica. E certo, complimenti, poi tocca a me rovesciare il tutto e sistemarlo nei bidoni giusti. 
  • C’è stato un bambino lo scorso anno che ha cercato di rubare i soldi del salvadanaio che abbiamo per la raccolta benefica a favore di Operation Smile. E i genitori, dopo che l’ho beccato, non gli hanno detto nulla. 
  • Molta gente che si comporta come se io e Mattia fossimo dei morti di fame, a cui non devono un minimo di rispetto, perché loro sono i clienti e quindi noi dobbiamo solo servirli e riverirli. 
Ecco, queste sono solo alcune tra le cose che mi sono successe in meno di tre anni di lavoro. Sembra che la gente normale improvvisamente impazzisca e quando si trova fuori casa si comporta come non farebbe mai in privato.
È da lunedì che ripenso al modo arrogante con cui si è posto il cliente, per due motivi ben precisi. Il primo è che sono dei clienti abituali, non è la prima volta che prendono il gelato da noi, quindi non capisce il senso della scenata proprio l’altro giorno. In secondo luogo, è il mio negozio, sarò libera di scegliere come vendere e i prezzi con cui vendere il mio gelato? Perché devo uniformarmi al resto dei negozi se secondo me fanno una cosa sbagliata? No, la gente deve venire a dirmi come fare il mio lavoro, oltretutto come se io non se io non avessi pensato prima a come gestirlo al meglio. Se volete organizzare un lavoro, fatelo col vostro, non col mio. Ma, prima di farlo, ricordatevi che come voi siete stati maleducati con me, altri saranno maleducati con voi, quindi non lamentatevene.


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