giovedì 4 agosto 2016

I Promessi Sposi: sì, però…

Più o meno tutti gli studenti italiani, durante il quarto o quinto anno di superiori si trovano davanti al tragico fatto che dovranno leggere I Promessi Sposi. Pure io che all’epoca frequentai un istituto tecnico, in quarta mi sciroppai la storia di Renzo e Lucia, anche se parecchio decurtata per mancanza di tempo. 
Dopo un decennio e mezzo, però, l’ho ripreso in mano per la Reading Challange che sto affrontando. 

La storia la conosciamo tutti: Renzo e Lucia, un operaio tessile e una contadina che vivono a Pescarenico, vicino Lecco, vogliono sposarsi, ma il signorotto locale, don Rodrigo, vuole Lucia per se. Per questo le nozze vengono ostacolate fino a dividere i due amati. Nel mezzo, ci saranno la rivolta del pane e la peste che sconquasseranno il milanese.

Non mi addentro maggiormente nella trama, perché sarebbe lungo e anche un po’ noioso. Oggi con voi volevo discutere sull’utilità di far leggere un libro così a dei ragazzi. 
Come dicevo nel prologo, I Promessi Sposi spesso sono piuttosto bistrattati: vengono visti come un peso enorme, forse più della Divina Commedia di Dante o Il Decamerone di Boccaccio. Perché? Io penso che la Commedia piaccia soprattutto per le descrizioni abbastanza cruente dell’Inferno. È abbastanza noto che il Purgatorio e il Paradiso piacciano molto meno. La bontà annoia. Il Decamerone, invece, è diviso in tante storie, alcune anche molto divertenti e lo rendono molto meno pesante. 
I Promessi Sposi, invece, soffrono di parti pesantissime e prolisse, oltre che di un personaggio femminile che definire piaga è un complimento. Se Renzo, bene o male, si comporta un po’ come farebbero tutti, arrabbiandosi, inveendo contro la sorte avversa, lottando per avere quello che desidera, Lucia si abbandona completamente alla Divina Provvidenza. Lei non fa niente di suo, è una bambola che viene spostata a seconda di cosa vogliono gli altri. Non è capace di fare niente, tranne essere buona e modesta. Se a questo aggiungiamo la prolissità del Manzoni a descrivere cose che con la storia non c’entrano niente, il gioco è fatto, I Promessi Sposi diventano l’incubo dello scolaro medio. 

Però ora voglio spezzare una lancia a favore del libro: l’ho appunto letto tutto da poco e a me è piaciuto. A trentacinque anni ho scoperto il piacere nei Promessi Sposi. C’è da dire che per farselo piacere fino in fondo si deve soprattutto essere interessati alla Storia in generale. Manzoni descrive minuziosamente il clima politico e sociale del milanese dell’epoca, le personalità, i potere in guerra e per me è interessante per una questione personale: mi piace conoscere i fatti storici, soprattutto. Solo che io non posso essere il metro di lettura per il resto dell’Italia.
Secondo l’ISTAT (http://www.istat.it/it/archivio/178337) solo il 13,7% della popolazione legge un libro al mese (lettori forti) e il 45,5% ha letto non più di tre libri in un anno (lettori deboli): con numeri del genere pensiamo veramente di stimolare i ragazzi leggendo i Promessi Sposi? Secondo me no. Credo che ora come ora, oltre a studiare la letteratura passata come culla di quella presente, c’è da fare una profonda rivoluzione didattica. I ragazzi dovrebbero poter confrontarsi con letture più vicine a loro: che gliene frega di due contadini del Lecchese del ‘600, quando vivono nel 2016 con tutti i cambiamenti che ci sono stati da quell’epoca? Non sarebbe più interessante leggere qualcosa di contemporaneo e che li invogli? 
Alle medie potrebbe piacere molto di più un Harry Potter che un Fu Mattia Pascal o come lessi io, Cristo si è fermato ad Eboli. Per quanto belli, sono pesanti, difficili a volte. Mi ricordo che in una lista di libri per le vacanze da leggere c’era la Chimera di Vassallo che è un mattone triste e deprimente. Sai che voglia per un ragazzino finire la giornata con un libro del genere. Sono sempre stata dell’opinione che leggere controvoglia sia quanto di più deleterio ci possa essere per apprezzare un libro. Credo che come gli adulti hanno facoltà di scegliere un libro e leggerselo (quei pochi che lo fanno, almeno), anche i ragazzi dovrebbero avere questa possibilità. Leggere un grande classico è molto spesso faticoso, perché il linguaggio è forbito, la scrittura spesso pomposa e d’altri tempi: credo che si apprezzino in un’età maggiore rispetto a quella scolastica. Certo, se lo fai con tutta la classe e la tua insegnante che ti aiuta e ti spiega, sarà meglio perché riuscirai a capire fin da subito il materiale che hai davanti. Però per le letture casalinghe, per abituare i ragazzi a leggere un po’ ogni giorno, c’è bisogno che lavorino su del materiale che interessa a loro. 
Faccio un esempio: personalmente ho sempre cercato di evitare libri sull’Olocausto. Il tema mi opprime, mi deprime e mi fa soffrire. Siccome so cosa è successo, perché è successo e la vergogna che sia successo, non vedo perché devo continuamente stare male. Invece in terza media era un continuo fioccare di libri su questo argomento. Io capisco che è una tematica importante, ma perché devo stare male quando c’è la possibilità di stare bene, apprezzando il libro che sto leggendo? 

Tutto questo panegirico per dire che: I Promessi Sposi sono un grandissimo libro che ogni italiano dovrebbe leggere, perché comunque si sta parlando della nostra storia, di un mondo lontano, è vero, che però è il terreno dove hanno messo le radici le nostre vite. Però è anche una lettura da fare quando si è pienamente consapevoli e non perché ti obbligano a farlo. 

Voi che ne pensate?

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